Roma, 17 ottobre 2019 – Diverse decine di vittime tra i civili, migliaia di persone in fuga, centinaia di prigionieri jihadisti scappati. L’operazione militare lanciata dal presidente turco Erdogan contro la popolazione curda sta scatenando una crisi senza precedenti che secondo le Nazioni Unite, si appresta a sfociare in un vero e proprio “disastro umanitario”.
Per l’Osservatorio siriano dei diritti sono numerosi i civili, tra cui molti bambini, uccisi finora nell’offensiva lanciata mercoledì 9 ottobre, dalla Turchia e i numeri sono destinati a crescere esponenzialmente. Accanto a questo, destano grandissimi timori le conseguenze sull’organizzazione terroristica facente capo al sedicente stato islamico, che proprio i curdi avevano aiutato a sgominare. Sono loro ad aver sinora controllato le carceri dove sono detenuti 12mila combattenti dell’Isis siriani, iracheni e provenienti da 54 Paesi, mentre nei campi sfollati si trovano 12mila donne e bambini a loro legati. L’amministrazione curda ha denunciato proprio in questi giorni “l’aggressione militare di Turchia e mercenari vicino al campo di Ain Issa”, nel Nord Est della Siria, dove tra migliaia di profughi si trovavano anche 800 familiari dei terroristi ora fuggiti chissà dove.
Di fronte all’aggravamento della crisi e alle drammatiche notizie che continuano a giungere ogni giorno dal fronte di battaglia, la Confsal, a nome dei milioni di lavoratori italiani che rappresenta, esprime grandissima preoccupazione per le vittime innocenti tra i civili, per il rischio di destabilizzare l’intera regione e per la sciagurata possibilità di ridare forza all’Isis. Allo stesso tempo, la CONFSAL denuncia con fermezza l’inerzia delle principali organizzazioni internazionali, la cui voce e le cui azioni sono sembrate finora troppo deboli nel condannare e contrastare l’operato di Erdogan.
La speranza, è che la tardiva presa di posizione dell’Europa, gli inefficaci annunci di sanzioni e di stop delle forniture militari e l’impotenza dell’Onu e il silenzio della Nato (di cui la Turchia fa parte), vengano immediatamente sostituite da iniziative concrete per porre fine al massacro in atto della popolazione curda.
A partire da una conferenza internazionale che porti ad un tavolo tutti i soggetti coinvolti, dagli Stati Uniti fino alla Russia, e costringa le principali potenze economiche e mili-tari del pianeta ad assumersi di fronte al mondo le proprie responsabilità